Quando nel 2006 ho deciso di intraprendere la ricerca sui caradori pensavo fosse più
facile reperire documenti, foto, fonti scritte oltre a quelle orali. Ma sbagliavo.
Ho letto e sfogliato diversi libri inerenti alla storia della Bisiacaria, ma non riuscivo a
trovare niente, mi sentivo in un vicolo cieco.
Sinceramente ci sono stati momenti di sconforto accompagnati da delusione, volevo
gettare la spugna ed arrendermi.
Non mi sono arresa perché ritenevo doveroso ricordare i sacrifici fatti da caradori e
caradore e allo stesso tempo dargli dignità e rispetto.
Un po’ alla volta nei ritagli di tempo ho cominciato a programmare le interviste, incontrare
le famiglie che in qualche modo avevano avuto a che fare con questo antico mestiere.
Inizialmente ho riscontrato un po’ di titubanza, ma alla fine chi possedeva fotografie me
le ha prestate, ho fatto le copie e riconsegnato tutto ai legittimi proprietari.
Quando sono passata ad intervistare i caradori viventi, notavo un certo imbarazzo, timore
e allo stesso tempo stupore, si chiedevano come mai volevo sapere la loro storia dal
momento che nessuno l’aveva fatto prima. L’arma vincente per farli parlare è stata quella
di presentarmi come la figlia di Abramo Puntin, allora iniziavano a parlare e a raccontare
diversi episodi ed avventure, perché capivano che anch’io appartenevo e conoscevo il
loro mondo.
Oramai nessuno dei caradori è più in vita: mio cugino Mario Zorzin Segradin è deceduto
il 19 ottobre del 2021 e il signor Aldo Tonca di Turriaco è deceduto nel mese di febbraio
2022 alla veneranda età di 99 anni.
Ognuno di noi, indipendentemente dall’estrazione sociale di appartenenza e provenienza,
contribuisce a lasciare una pagina scritta di un nuovo libro di storia.
La pubblicazione della prima edizione di questo volume ha suscitato non solo interesse
ma anche ricordi: tanti hanno portato testimonianze e immagini. Ecco quindi la necessità
di questa seconda edizione che si presenta arricchita di tanti nuovi racconti.
